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Carissim*,
benvenuti alla serata pilota del corso di cucina etica promosso da WORMA LIGHBUILDING e MASTERPROFESSIONAL, con il contributo logistico essenziale  di Palazzo della Racchetta.

Sintetizziamo le ragioni che ci hanno spinto, come WORMA, consorzio di imprese che si occupano di sostenibilità nell’ambito dell’edilizia e della progettazione architettonica e urbana, ad organizzare questa serata.

Innanzitutto precisiamo che si tratta di un evento pilota che abbiamo intitolato “workshop di cucina etica” che avrà il suo naturale proseguimento nel 2014. Perchè degli architetti (fra i quali uno solo è vegano, detto per inciso) organizzano un corso di cucina?

Riteniamo che per chi (come noi) si occupa di diffondere nuovi sistemi costruttivi e nuove pratiche progettuali sostenibili (da punto di vista sociale, economico, ambientale), sia decisivo intercettare e sondare quegli stili di vita emergenti che si connotano come approcci individuali e sociali al tema della sostenibilità.
Riteniamo in particolare che quello del cibo e dell’alimentazione sia il tema nodale oltre che una tendenza ormai diffusissima, da mettere a sistema con altri aspetti della produzione di beni, servizi e valori (non solo materiali), anche per l’importanza assunta dal food-design nel trasformare uno stile di vita in filosofia di vita.
Ormai è un concetto molto diffuso tra le persone, a prescindere dal loro tenore di vita, dalla formazione culturale o dalla professione, che l’alimentazione ha una notevole influenza sulla qualità del nostro stile di vita oltre che sulla nostra salute. Banalmente: mangiando bene si può vivere meglio e più a lungo. Però non stiamo parlando solo di cucina salutista e non riteniamo che il cibo per “fare bene” ci debba privare dei sapori e del piacere della tavola. D’altra parte non si tratta nemmeno della solita cucina “creativa”, cui ci hanno abituati fino ad ora i palinsesti televisivi o le riviste più o meno di settore, che vedono il cibo come scenario voyeristico-consumista.
Vogliamo portare avanti una tipo di cucina che evita lo spreco di risorse naturali, evita i prodotti origine animale, privilegia i prodotti biologici e locali, è attenta all’uso di ingredienti e accessori cruelty-free e asseconda i naturali cicli biochimici del nostro organismo.  In questo senso l’abbiamo chiamata “cucina etica”: perchè si pone domande sulle conseguenze dei nostri comportamenti nei confronti dell’ambiente e degli esseri viventi (noi compresi!) ma in particolare gli animali non umani. Senza rinunciare al gusto, all’appagamento dei sensi, alla creatività: anche la cucina sappiamo che può diventare una forma d’arte ed anche la “cucina etica” può farlo!
Questo tipo di cucina è il “pane quotidiano” per un movimento trasversale nella società (per inciso, si chiama “antispecismo” e coinvolge singoli, associazioni, imprese, artisti, intellettuali, etc… – ma non politici!) che è sia critico verso uno stato di cose che ansioso di proporre soluzioni ai problemi generati da un tipo di società umana e di sviluppo economico che si ritengono non solo non più sostenibili, ma fondamentalmente ingiusti.
Cucinare è un atto culturale quotidiano, necessario, fondamentale. Come l’abitare. È possibile anche un abitare differente, una architettura e una città etica?
Crediamo che la città del futuro sia da coltivare come una pianta e non da plasmare come un’opera d’arte. Il suo abitante si comporta affinchè la propria città diventi un modello di sostenibilità ambientale e di creatività sociale, per gettare i semi di una civiltà che faccia del nuovo rapporto con il mondo naturale e gli animali non umani quanto meno il migliore pretesto per una diversa relazione fra gli umani.